18/11/18

Sara Colaone, autrice di "romanzo disegnato".



Ignoravo questa autrice, Sara Colaone, che l’ho conosciuta finalmente all’occasione delle mostre a Lucca Comics & games 2018, visitando le mostre. I segni gestuali come utilizza lei, praticamente mi fanno morire. 
Gestuale sì, ma in realtà chi ha la base di disegno si può fare con il gusto.

Così ho comprato due libri suoi, “Ciao Ciao Bambina (2010 Kappa Edizione)” e LEDA (collaborazione : Francesco Satta e Luca De Santis, 2016 - 7 Coconino press, Fandango)”. 
Tutti e due casi tratti dalla storia vera e anche questo mi interessa. 
Quindi sia per l’argomento che le tecniche di disegno mi hanno attirato.

Per tutti e due libri, l’ho letto con gran piacere, anche una come me, lettrice del manga dalla nascita. 
Perché, come nel manga, era chiaro il soggetto e viene raccontato bene anche dal punto di vista dello stato d’animo dei personaggi, i caratteri tipici del manga.

Ciao ciao bambina” ha la protagonista in modello della madre dell’autrice. 
Parla della vita di giovani italiani immigrati negli anni 50 (anche questo è un argomento che mi interessa). Con piacevolissime segni morbide ed eleganti di matita e colori.
Ricca di informazioni dell’epoca, dalle panorame alla moda. E come vivevano i giovani immigrati italiani, poco prima del boom economico.

Una di poche cose che mi ha dato “difficoltà” sulla lettura è come presentare i personaggi all’inizio. 
Se fosse stato un film suo modo di presentare sarebbe stato efficace, ma sono abituata a ricevere dalla parte di autore i segnali sui personaggi, se è di un ruolo importante e se è importante con giusta 
quantità di informazioni. 
Se tutto questo per i lettori di fumetto non crea nessun problema devo solo tacere.

Un'altro sarebbe quello di mi sono creata equivoco per il contenuto. Ho visto la mostra nell'occasionedi Lucca comics & games 2018 e c'erano le pagine che raccontano il primo ballo con Roberto
(se non erro), il ragazzo dai capelli biondi e la copertina del libro pure si vedono lui e la protagonista. 
E quindi avveo pensato che il racconto ha il base della storia d'amore di questi due. 
Ma non lo era. 
Leggendo apspettavo l'inizio della storia d'amore ma loro rapporto era una situazione secondaria. 
L'altra ancora che mi ha lasciato un dubbio (forse non l'ho capito io) : ma Sergio, il ragazzo dai capelli neri che vede la protagonista nella stazione e che sta per partire, è il futuro marito??

Se l’ho detto sapendo che l’opera di Sara non è manga perché sulla “LEDA” non ho trovato lo stesso problema.
Era tutto chiaro, sia sulla presentazione dei personaggi, l’andamento, il ritmo della lettura, il realismo e il senso della quotidianità sostenuti dalla profonda documentazione, e la poesia.


Mi dispiace che fino ad ora avevo ignorato questa autrice, ma l’ho trovata. 
Come dire, è meglio tardi che mai.


#recensione #saracolone #ciaociaobambina #leda

15/06/18

Io e Manga 1: Il mio incontro con il manga

Sono stata una lettrice di manga da tenera età.
Il mio primo incontro con i manga è avvenuto tramite riviste di manga per “shonen”, ovvero per ragazzi, intendendo con questa parola, letteralmente, giovani di sesso maschile.
Quando ho imparato a leggere, intorno al 1960, ho avuto la fortuna di poter fruire di riviste quali:

 
Bouken-oh (“Re dell’avventura” 1949-1983) Akita shoten 
















 
Shonen club (“Club dei ragazzi” 1914-1962) Kodansha 
















 
Shonen (“Ragazzi”. 1946-1968) Kobunsha
 

















Bokura ("Noi" 1954 - 1969) Kodansha











Shonen Magazine (1959 - tutt’ora) Kodansha
















Perché Avevo accesso a queste riviste?Beh... Il destino ha voluto che mia nonna materna, con cui la mia famiglia divideva la casa, affittasse una camera ad una madre single con un figlio di circa due o tre anni più di me. 
 La donna doveva lasciarlo spesso da solo per andare a lavorare e a tenergli compagnia c'erano queste riviste di manga. Io ogni tanto andavo a trovarlo... per poter leggere i suoi manga!

I suoi manga erano "shonen" (per "maschi") e io ero convinta che solo quelli fossero i manga... non sapevo che ne esistessero anche per ragazze (gli "shojo" manga). 
Nonostante questo, mi divertivo a leggere queste storie create per gli "shonen" e ho scoperto, così, la bellezza dei manga. Erano facile da leggere e mi portavano in mondi sconosciuti. Anche i libri di racconti mi facevano lo stesso ma il manga aveva un altro tipo di fascino, un fascino unico.

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All'epoca, il manga era considerato per bambini (intendo sia maschi che femmine) e nella maggior parte dei casi era di tipo umoristico. Si doveva ridere.

Ricordo bene Yotaro-kun di Akaoni Yamane (su Shonen Club). 
Un frontosizio di Yotaro-kun



 


Il titolo è il nome del protagonista ed è lo stesso nome che tutti i giapponesi sanno essere quello di un personaggio del “Rakugo” (un arte del racconto con fine umoristico ma anche capace di suscitare emozioni nel pubblico), un giovane a cui manca un po’ di sale in zucca.
Il personaggio di Yotaro-kun del manga ha le stesse caratteristiche del personaggio del Rakugo. Si tratta di un ragazzo allegro, imbranato ma pieno di compassione.

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Apro una parentesi per dirvi qualcosa sul Rakugo.

Il Rakugo (落語) è un genere teatrale giapponese che consiste in un monologo comico in cui un narratore racconta una storia.
Letteralmente, significa “parola che cade” da "ochi" ( 落ち), cadere.
Così è chiamata anche la battuta finale del racconto ("ochi").
Ci sono vari tipi di battuta finale, per l'esattezza 12, per esempio, il
Kangae-ochi” (conclusione su cui ragionare/ conclusione che necessita di una riflessione da parte del pubblico per essere davvero compresa), il “Jiguchi-ochi (conclusione con un gioco di parole) o il “Totan-ochi” (letteralmente “non appena si è detto”, è una conclusione in cui tutto il racconto si capisce solo grazie a questa battuta finale).

Il teatro Rakugo si è sviluppato in vari stili: shibaibanashi (“storie teatrali”), ongyokubanashi (“storie musicali”), kaidanbanashi (“storie di fantasmi”) e ninjôbanashi (“storie sentimentali”). In alcune di queste forme manca la battuta finale ochi, caratteristica del Rakugo originale.

Il Rakugo nasce in epoca di Edo, periodo in cui erano in piena fioritura l’“Ukiyo-e”, il teatro Kabuki e i libri di racconti.
Molti dei racconti sono basati sulla vita quotidiana della gente comune di quell’epoca ma nonostante raccontino di vite di due-trecento anni fa, quando li ascoltiamo, ci fanno ancora ridere.

I “Rakugo-ka”, “i cantastorie” del Rakugo, si presentano davanti al pubblico con il kimono e Haori (giacca), un ventaglio e un “Tenugui”, fazzoletto di cotone lungo.
Il ventaglio diventa una katana o un paio di bacchette, il tenugui piegato diventa un portafoglio, un libro, un porta tabacco e altro ancora. Un Rakugo-ka usando questi due strumenti e con la sua abilissima gestualità ci fa vedere la vita di tutti i giorni con ironia e pathos.

https://youtu.be/e_vS44Sg4D0
Cliccando l'URL qui sopra potete vedere un filmato della dimostrazione di un Rakugo-ka con interprete in italiano.

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Torniamo a noi.

Il racconto di Yotaro-kun aveva una struttura semplice.

Nella maggior parte dei casi era di tre strisce. Ogni striscia di una o due vignette (all’epoca Tezuka già disegnava ma pare che ancora non avesse introdotto il "layout libero", oppure il layout da Tezuka ancora non era una cosa in comune).

Le storie non erano lunghe, bensì brevi e autoconclusive.












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L’altro è Robotto Santouhei (Robot il terzo soldato) di Koremitsu Maetani
(SHONEN Club).

Questo manga è uno dei tanti manga che parlavano di guerra e che all’epoca erano molto in voga. Siamo intorno al 1960 e la guerra era finita solo da una quindicina d’anni.
La guerra era ancora qualcosa di molto vicino alle persone, benché ai i ragazzi, ai lettori delle riviste, la guerra fosse sconosciuta.




Robotto Santouhei ha la stessa struttura di “Yotaro-kun” con episodi autoconclusivi.

Non mi piaceva tanto la sua bocca perché l’autore disegnava sempre i suoi denti!
e non mi piaceva che avesse due doppi cerchi sul petto perché sembravano tette.
Eppure doveva avere qualcosa che mi faceva venire voglia di leggerlo…
Certo, leggevo tutti i fumetti presenti nella rivista, ma il fatto che ricordi particolarmente bene questo qui significa che doveva possedere qualcosa di accattivante.



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Un altro manga era “Nagashima-kun” di Sanpei Wachi (Shonen), sempre umoristico. 

Il nome del protagonista è il cognome di un giocatore di Baseball che all’epoca era una grande star per i bambini e le bambine; tutti lo conoscevano anche chi non seguiva il baseball (potete vederlo sulla copertina della rivista "SHONEN", all'inizio di questo articolo, quello con il bastone di baseball).

In realtà, il protagonista non c’entra nulla con lo star del baseball, l’autore ne ha preso solo il nome e il fatto che anche il protagonista giochi a baseball.





Nagashima kun è un ragazzo allegro, non molto bravo nello studio che fa spesso errori causando problemi ma le sue vicissitudini finiscono sempre per il meglio. 
Potremmo definirlo una “situation comedy”
 
Anche questo, come due precedenti racconti, aveva una struttura semplice e fissa con episodi autoconclusivi.











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Poi arriva maestro Tetsuya Chiba!
(cioè l'ho scoperto)
 
Ma questo ve lo racconto la prossima volta!

10/12/16

Per creare le tavole 1 "la Gabbia"



Nel preparare le tavole di fumetto dovete sapere alcune regole per due motivi.
1: maggior parte dei casi le tavole da voi sono preparate andranno in stampa per poi vengono rilegate a forma di un libro. Questo fatto vi crea alcuni condizioni o limite.
2: state preparando l’opera per far leggere agli altri. Va bene, può darsi che ci sia qualcuno dice, “no! mio fumetto non farò vedere mai a nessuno! Lo faccio solo per me!”. Ma di solito uno lo fa perché vorrebbe far leggere agli altri. Quindi dovreste essere “gentili” con lettore. Cosa vuol dire essere “gentile”? Si tratta della “leggibilità”.

Una delle regole è la gabbia.
Non per criceto.     
La gabbia è un'area in cui si divide con le vignette in caso del fumetto. La si usa anche tutto il mondo di grafica. Nel caso della grafica, la gabbia è un'area dove si svolge il contenuto, i testi, le immagini e gli elementi grafici. 
Le immaginei a destra, le linee rosa indicano la gabbia

(c) Inio Asao, Marvel Italia


Avete visto nelle pagine di libro di fumetto, intorno al insieme delle vignette c'è bordo bianco? Ecco, con il bordo si capisce dove è la gabbia; interno del bordo bianco.
L'immagine a destra, le linee rosa indicano la gabbia
(c) Nami Sano, Beam Comics


Vi spiego la funzione della gabbia seguendo due motivi che avevo detto prima.
1: perché le tavole diventano un libro.
Sapete come nasce un libro? Va bene, vi spiega zia.
Le tavole preparate da un autore, vengono scansionate e viene impaginato. I file viene collegato con la macchina di stampa. Ma stampa non si fa una pagina alla volta. Viene stampato in un foglio grande con diverse doppia pagine diritto e retro.
Poi questi fogli grandi vengono piegati e tagliati secondo la dimensione di doppia pagina.
Durante questo andamento potrebbe succedere un po' di spostamento o slittamento, parlo fisicamente. Ecco, se non ci fosse la gabbia e quindi il bordo intorno, slittamento potrebbe provocare taglia via delle immagini.

Avete visto delle vignette grandi senza bordo bianco. Queste vignette si chiama, “vignetta a vivo” o “a taglio”. 



Quest'ultimo deriva dal fatto che letteralmente la carta viene tagliata nella stamperia. Poi nel questo lavoro le carte sempre possono spostare e quindi un pezzo di disegno che è a bordo potrebbe essere tagliata via e non ne vedrete più.

Tutti gli elementi che sono nella gabbia sono assicurati a non vengano tagliati.
Vuol dire che le cose importanti devono essere impostati nella gabbia. Anche il vostro criceto.




2: la leggibilità.
Voi siete persone ordinate? Beh, non sono la vostra mamma e quindi non vi sto preparando a rimproverarvi perché non avete rifatto il letto.
Volevo dire, anche se vi credete che siate disordinati (chi si considera persona ordinata, be, tanto di cappello), nostro cervello no. O meglio dire, cerca sempre le cose ordinate.

Prima abbiamo parlato della gabbia e nella gabbia ci sono criceti, no, le vignette. Le vignette devono essere formate con le linee orizzontali e verticali. Le linee orizzontali devono essere orizzontali e così anche quelle verticali. Una vignetta ci indica la nostra visione. Noi siamo essere dritto e quindi siamo esseri verticali e vediamo orizzonte. Un'area rettangolare fatte delle linee orizzontali e verticali è il nostro mondo, il lettore non lo nota questo rettangolare, o meglio dire riesce a non notare. Per non far notare al lettore l’esistenza le vignette deve essere disegnate precisamente, tutte le linee stesso spessore e gli spazi tra le vignette sono regolari e parallere.

Scommetto che vi viene in mente le vignette inclinate. Che significato può avere questo tipo di vignette? Se una vignetta rettangolare indica il mondo normale per noi essere dritto, le vignette inclinate semplicemente un essere inclinate. Provate a inclinarsi.





Ffff fatto?
Cosa vi è successo?
Stavate per cadere, no? Quindi instabilità, una sorta di pericolo, tensione, agitazione, anormalità. Ecco cosa rappresentano le vignette inclinate.

Quindi sono da utilizzare quando volete esprimere lo stato d'animo dei personaggi e le situazioni sopraindicate.
Come non potete stare permanentemente inclinati anche le vignette. Per dare impatto con le vignette inclinate la scena di tensione, altre parti devono avere le vignette normali, rettangolari.


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 Ritornerò per questo argomento, "per creare le tavole".

17/11/16

Chi è il soggetto? 1

Nel posto "Cha cos’e’ il manga” (Parte 2)" ho parlato dei "soggetti"
Cliccate qui per leggere il posto.

E avevo elencato:
Per rendere questo possibile, il mangaka (l’autore di manga) deve:
1: far avanzare il racconto basandosi sullo stato d’animo dei “soggetti”
2: (affinché il racconto avanzi basandosi sullo stato d’animo dei soggetti) caratterizzare con attenzione ogni “soggetto” (infatti, a seconda del carattere di quest’ultimo, la reazione ad una stessa situazione, lo stato d’animo, sarà diverso e così anche il racconto di quella scena);
3: far coincidere il tempo della lettura e il tempo dell “azione" dei soggetti (in questo caso, “tempo dell azione” non indica solo il tempo fisico  in cui qualcosa avvine ma anche il tempo psicologico).
Poi ho spiegato il punto 3.
Questa volta parlerò del punto 1, "far avanzare il racconto basandosi sullo stato d’animo dei “soggetti”.

Il lettore s'immedesima nei personaggi. L'autore prepara le tavole per poter farlo. Ad ogni "inquadratura (tra una sequenza e l'altra)" o azione prepara un punto di vista: il soggetto. Un'azione, una sequenza va progettato dal punto di vista del soggetto che l'autore ha scelto. 
Il soggetto non deve essere necessariamente il protagonista. Anzi, per raccontare meglio il carattere del protagonista l'autore può raccontare del personaggio in diretto, dal punto di vista un altro personaggio.

Per esempio, nel caso di "Vagabond" di Takehiko Inoue, una scena nel primo episodio per trasmettere al lettore la forza pazzesco del protagonista ogni attacco del ragazzo l'autore ha utilizzato questa tecnica, cioè racconta dal punto di vista dei personaggi non protagonista.




la pagina destra: il soggetto è un samurai della terza vignetta


L'immagine qui sopra racconta uno degli attacchi di parte di Takezo, il protagonista, dal punto di vista un samurai che si vede nella terza vignetta della pagina destra. Potete notare che il samurai è stato disegnato con l'inquadratura frontale ogni volta che s'appare davanti al lettore. Mentre altre vignette quasi tutte hanno le inquadrature non frontale. La quinta vignetta della pagina destra il viso del protagonista è quasi frontale ma non guarda al lettore.

Parlando la struttura delle pagine, nella sinistra la quarta vignetta ha l'inquadratura a campo lungo. Questa inquadratura è efficace per dare uno stacco per poi cambiare azione e/o il soggetto.




il soggetto è il ragazzo della prima vignetta






  L'immagine qui sopra sono due tavole seguenti dell'immagine precedente. Dopo l'inquadratura in campo lungo della pagina precedente con cui il lettore ha ricevuto un segnale che ci sia un cambiamento ed ora con la prima vignetta di questa doppia pagina riceve l'informazione del nuovo soggetto graize l'inquadratura del viso frontale.

Segue una tecnica di livello alto: due vignette successive hanno inquadrato due personaggi diversi come i soggetti provvisori e grazie le forme inclinate e la dimensione variate dei personaggi danno impressione della velocità e che queste tre vignette raccontano di un fatto che succede contemporanemente. È una tecnica si può vedere spesso una scena decisiva di un incotro sportivo, per aumentare il senso di suspense viene inquadrate il pubblico ansioso in due o tre vignette.

La quarta vignetta della pagina destra ha la stessa inquadratura della prima vignetta, dando l'idea al lettore che dalla prima vignetta non ha passato tanto tempo e di nuovo il soggetto è il ragazzo. Poi segue con la visione del ragazzo la vignetta seguente.

La vignetta è stata imposta il corpo di Takezo e il samurai vittima in modo che creano una linea in diagonale che crea nel lettore una sensazione di suspense e tensione.


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Allora perché è utile raccontare dal punto di vista di un personaggio non protagonista "trasmettere la forza folle del protagonista"?
Ci sono due motivi: uno, nel manga comunque bisogna avere un soggetto di cui il lettore s'immedesima. 

due, per poter immedesimarsi facilmente sarebbe meglio il personaggio abbia qualcosa in comune con il lettore. Quindi se io autore prendo come soggetto un personaggio straordinalmente forte con la sua quasi follia il lettore avrebbe difficoltà di sentirsi famigliare. 

In queste scene l'autore sta presentando la follia del protagonista. Dopo che il lettore ha imparato il suo carattere l'autore potrà impostarlo come il soggetto anche nella scena che racconta la sua follia.
In effetti le scene precedenti l'autore ha impostato il protagonista come il soggetto ma non erano le scene di battaglia ma per informare al lettore dello stato misero del protagonista. Poi successivamente nelle scene dl combattimento l'autore ha preso il protagonista come il soggetto.

Il discorso a parte, "Vagabond" di Inoue è ricco di tecniche narrative in livello alto. Vi consiglio di averne almeno un paio di volume e studiali.

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 Nel prossimo posto vediamo sempre stesso argomento con un altro esempio.

16/06/16

Cha cos’e’ il manga” (Parte 2)

Cha cos’e’ il manga” (Parte 2)
Eccoci qua.
L’altra volta ho scritto che ci sono due caratteritiche per dire “Manga”, una visibile e l’altra è invisibile e ho raccontato parte visibile.
(potete ri-leggere cliccando qui)

E ora, andiamo alla parte “invisibile” delle caratteristiche del manga.
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Se dovessi descrivere in una sola frase la caratteristica principale del manga, direi così:
“Il lettore immedesimandosi nei personaggi (soggetti)
VIVE la storia”
È una frase che dico sempre nella prima lezione del mio seminario sui manga e ogni tanto la ripeto nel corso delle lezioni, perché questa è quella che considero la ‘base’ del manga.
Per essere più specifici, la parte invisibile del manga a cui mi riferisco è la sua struttura.
Per me, il “vero” manga sta nella struttura. E la struttura del manga è tale da permettere al lettore di vivere la storia raccontata, immedesimandosi.
Ho parlato di “soggetti” perché, anche se nella maggior parte dei casi il soggetto è protagonista, non è sempre così. A volte si vivono le scene dal punto di vista di altri personaggi. Quindi, ciò che intendo con soggetto è: il personaggio dal cui punto di vista si vive una determinata scena.

Per rendere questo possibile, il mangaka (l’autore di manga) deve:
1: far avanzare il racconto basandosi sullo stato d’animo dei “soggetti”
2: (affinché il racconto avanzi basandosi sullo stato d’animo dei soggetti) caratterizzare con attenzione ogni “soggetto” (infatti, a seconda del carattere di quest’ultimo, la reazione ad una stessa situazione, lo stato d’animo, sarà diverso e così anche il racconto di quella scena);
3: far coincidere il tempo della lettura e il tempo dell “azione" dei soggetti (in questo caso, “tempo dell azione” non indica solo il tempo fisico  in cui qualcosa avvine ma anche il tempo psicologico).
Iniziamo ad entrare nel dettaglio soffermandoci sul punto 3.

Per far coincidere il tempo della lettura con il tempo dell “azione” dei soggetti vanno tenuti in considerazione:
a: l’uso dei balloons
b: la lunghezza delle battute
c: che una vignetta deve coincidere con un elemento narrativo
d: che lo “spazio” e la “distanza” sono il tempo del fumetto

Ora vediamo uno per uno.
a: l’uso dei balloons
I balloons hanno un ruolo molto importante per trasmettere il tempo giusto di lettura (possono indicare, infatti, anche lo stato d’animo di chi pronuncia le battute in essi contenute).
Come potete facilmemte intuire, chi è timido o una persona che si trova in una situazione imbarazzante e quindi ha difficoltà nel parlare, lo fa lentamente. Pronuncia le battute con vari “ehm”, “ahm” o alcune pause in mezzo alle parole. Oppure se due persone discutono accesamente, le battute arrivano una dopo l’altra e qualche volta le battute si accavallano a grande velocità.

Per creare la velocità, ovvero controllare il tempo della lettura, l’impostazione dei balloons è molto importante.
Per esempio, se la lettura è alla occidentale, la visione del lettore parte dal lato sinistra della vignetta e finisce al lato destro. Quindi un elemento che è sinistra viene visualizzata prima.
Ciò vuol dire, inserire prima il ballon e poi il personaggio che parla o vedere prima l’espressione del personaggio e poi il ballon, non dà la stessa sensazione, perché una diversa collocazione nello spazio di ballon e disegni costruisce un tempo di lettura diverso.

b: la lunghezza delle battute
Il lettore deve soffermarsi su un ballon solo per il tempo necessario alla situazione che racconta la vignetta. Se è troppo lunga, al lettore sembrerà che il personaggio rimanga fermo in maniera innaturale. Ovvero, tempo di lettura e il tempo dell’azione dei personaggi non coincidono. Quindi, battute non troppo lunghe.

c: una vignetta deve coincidere con un elemento narrativo
In parole semplici, in ogni vignetta va raccontata una sola cosa!
Facciamo un esempio.
Un autore vuole raccontare che un personaggio cammina per strada di notte e dietro di lui c’è un orologio e per l’ autore è importante l’ora che indica l’orologio. L’autore può preparare una vignetta con il personaggio che cammina, la strada buia e l’orologio. L’espressione del personaggio e il suo modo di camminare ci indicano il suo stato d’animo (anche la strada buia puo' indicare il suo stato d’animo). Poi, ci sarà anche l’orologio in qualche parte nella vignetta poiché è parte dell’ambiente circostante.

Affinché il lettore si soffermi su quest’orologio a guardarne l’ora, l’autore deve inserire un’altra vignetta, anche se piccola, in cui ci sia solo l’orologio.
Grazie alla prima vignetta, il lettore comprenderà lo stato d’animo del personaggio e lo sfondo farà parte della descrizione dello stato d'animo. L’orologio, per il lettore è una cosa secondaria.
L’autore non può aspettarsi che il lettore dia importanza all’orologio solo perché è parte della scena. E’ inserendo un’altra vignetta con solo l’orologio che gliela farà notare.
 Tra l’altro, se il lettore rimane troppo tempo ad osservare questa vignetta, il ritmo di lettura risulterebbe ancora una volta lento e innaturale.

Ogni vignetta, quindi, deve essere preparata in modo che lo stato d’animo del personaggio e la situazione in essa possano essere compresi con una sola occhiata (ecco perché i famosi “occhioni" sono efficaci. Perché premettono al lettore di “leggere” immediatamente l’espressione del viso. Va comunque sottolineato che non tutti i mangaka hanno uno stile grafico cosiddetto “manga”, (paradossalmente!) come, per esempio, Jiro Taniguchi).

d: lo “spazio” e la “distanza” sono il tempo del fumetto
Per spazio, nella maggior parte dei casi, si intende la dimensione della vignetta.
Quando la vignetta è grande il lettore rimane lì fisicamente più a lungo che su altre vignette più piccole, cioè il tempo della lettura rallenta. Una vignetta grande è ottima per indicare importanza e/o creare un impatto forte.

Quando c’è qualcosa che ci colpisce o sciocca, è come se tutto intorno a noi si fermasse per un attimo e questo tipo di vignetta ricrea questa sensazione.

Per spazio si intende anche lo spazio intorno al soggetto presente nella vignetta. L’uso dello spazio, in questo modo, aiuta molto ad esprimere lo stato d’animo.

Per distanza s’intende quella tra il balloon e il personaggio.
Quando la distanza è maggiore tra il balloon e il personaggio che parla il tempo rallenta, cioè sembra che il personaggio parli dopo più tempo.
È così anche quando sono presenti due balloons in una stessa vignetta. Se i due balloons sono vicini il tempo della lettura è breve e significa che le battute sono pronunciate con poca o nessuna pausa tra loro.

Per creare il tempo di lettura ci sono anche altri elementi, ma i 4 elementi che ho appena elencato, sono fondamentali. Un mangaka deve usarli in modo armonico per ottenere il ritmo di lettura più adatto alla scena che costruisce.
Naturalmente non basta questo per ottenere e comprendere la struttura “invisibile” del manga.
Ciò vuol dire che devo continuare a scrivere anche una parte 3.

Aspettate l’arrivo di nuovo post!!